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Elyot, sir Thomas.
Pensatore e
diplomatico inglese. A differenza degli altri
studiosi suoi contemporanei, in particolare di
Erasmo e Vives, formatosi proprio in
quelle scuole tradizionali che avrebbe poi duramente criticato, impegnandosi a
promuovere la Riforma, egli non aveva
frequentato l'università, condizione questa della grande maggioranza dei
funzionari statali. Le sue opere, tuttavia, costituiscono una dimostrazione
dell'alto livello di cultura che un giovane poteva raggiungere a Londra, lontano
dalle università di Oxford e di Cambridge. La sua estraneità al mondo accademico
gli consentì di penetrare più di qualsiasi altro scrittore nordeuropeo del suo
tempo le finalità della pedagogia italiana. Nel 1531 pubblicò The Book Named
the Governour (Il libro detto governante) col proposito di indicare la
strada per dotare di una maggiore apertura mentale i funzionari laici investiti
di responsabilità amministrative. Poiché a suo giudizio era indispensabile
imparare il latino per diventare un "magistrato", nel pieno significato del
termine, ai figli dei nobili di campagna, destinati a ricoprire uffici civili,
egli prescriveva, secondo il programma erasmiano, innanzi tutto la conoscenza
del latino, appreso come lingua viva e, a tale scopo, compilò il primo
dizionario latino-inglese. Al contrario di Erasmo, era però disposto a variare
l'arido studio della lingua con la musica, il disegno e l'esercizio fisico. Lo
scopo ultimo del suo programma di istruzione era l'acquisizione di una saggezza,
fondata sull'insegnamento degli antichi, che potesse essere il presupposto di
un'attiva vita sociale. Come funzionario statale percorse una brillante
carriera, iniziata in giovane età come impiegato presso la Corte suprema di
giustizia. In seguito alla confisca dei beni dei monasteri, ottenne dei benefici
la cui rendita gli consentì di far meglio valere la sua cultura. Compì missioni
diplomatiche, tra cui una presso l'imperatore Carlo V, per spiegargli le ragioni
che inducevano Enrico VIII a voler divorziare da Caterina d'Aragona. Tra le
altre sue opere: Regole di vita cristiana (1534); Difesa delle donne
oneste (1545) (1490 circa - Carleton, Cambridgeshire 1546).


-^
Pensatore.
Colui che pensa e medita; chi mostra acutezza di pensiero. Usato talvolta come
sinonimo di filosofo, il termine ha in realtà un significato meno
specifico, indicando chi riflette sulla vita e sull'opera umana, senza alcuna
esposizione sistematica del proprio pensiero.
Diplomàtico.
Che riguarda i diplomi antichi, la diplomatica.
║ Edizione d.: edizione nella quale il testo è riprodotto
fedelmente, senza alcun intervento da parte dell'editore. ║ Che riguarda
la diplomazia.
║ Chi intraprende la carriera diplomatica o fa parte di una
missione diplomatica.
║ Fig. - Persona che ha il tatto e la finezza
necessari per trattare questioni delicate.
║ Spreg.
- Astuto, furbo, abile.
- Cuc.
- Particolare tipo di dolce, costituito da pasta sfoglia con
crema e spruzzato di liquore.
- Dir. internaz.
- Diritto d.:
complesso di norme, fondate sulla tradizione e su accordi fra Stati, che
regolano l'attività giuridica degli organi di Stati o enti in ambito
internazionale. Il diritto d. stabilisce gli organi che possano svolgere
attività giuridica in campo internazionale e il loro funzionamento;
stabilisce quali guarentigie debbano essere assicurate, da parte delle
autorità locali, ai componenti delle missioni; regola i rapporti con le
autorità straniere; stabilisce, oltre alle procedure di accreditamento
degli agenti d., anche le modalità relative all'estinzione della
missione stessa. Soggetti del diritto d. sono il capo dello Stato, il
ministro degli Esteri, tutti gli agenti d., sia permanenti che speciali;
agenti e sedi diplomatiche godono dell'immunità nei confronti dello Stato
presso i quali operano.
Studioso.
Persona che studia, che si dedica agli studi.
║
Chi studia con diligenza e buona volontà.


-^
Erasmo da Rotterdam.
Umanista olandese. Sovrappose al suo nome originario Geert Geertsz quello
umanistico di Erasmus Desiderius Roterodamus. Orfano di entrambi i
genitori, entrò a dodici anni nell'Ordine agostiniano dove in pochi anni
si costituì una solida base culturale classica. Nominato segretario del
vescovo di Cambrai, Enrico di Bergen, nel 1492 fu da questi ordinato sacerdote
e, godendo di questa alta protezione, poté dedicarsi esclusivamente agli
studi. Nel 1517 ottenne da Leone X l'autorizzazione a vivere fuori dal chiostro,
come prete secolare. Nei suoi numerosi viaggi, strinse rapporti con gli ambienti
umanistici di tutta Europa. Fu in Francia (1494-99), in Inghilterra (1499-1500 e
1505), in Italia (1506-09) e intrattenne stretti rapporti con gli umanisti
fiamminghi e tedeschi (1502-04). Uomo di profonda cultura, E. da R.
assorbì i fermenti del suo tempo e maturò presto l'aspirazione a
un rinnovamento culturale, soprattutto nell'ambito etico-religioso, tale da
rieducare la società, favorendo una vita serena e felice per il maggior
numero di persone. Egli era fermamente convinto della possibilità di un
progresso graduale ed era fiducioso nell'opera dell'educazione e della
convinzione. La sua serena professione di fede fu scossa dalla rivolta luterana
che lo colse mentre attendeva ai propri studi nella quiete di Basilea.
All'inizio egli guardò con favore alla polemica luterana, e a favore di
Lutero intervenne presso Leone X, ma l'asprezza di tale polemica lo costrinse a
prendere una posizione più netta. Quando la riforma luterana ruppe
l'unità della Chiesa, pur tra molte perplessità, E. da R.
si schierò contro di essa. In polemica con Lutero, sostenne la dottrina
del libero arbitrio e, pur non amando la Chiesa, così com'era
strutturata, fu indotto ad accantonare molte sue riserve e a farsene difensore.
Egli continuò tuttavia ad essere considerato dalla gerarchia un
sostenitore pericoloso e il suo sforzo di tenersi al di sopra della lotta e di
tentare un'opera di conciliazione riuscì vano, amareggiando gli ultimi
suoi anni di vita. Tra le sue opere è famosa soprattutto l'Elogio
della pazzia (Seu laus stultitiae, 1509) in cui, in forma satirica,
svolge il tema della presunzione teologica scolastica e della scandalosa
immoralità del clero. Il mondo viene raffigurato come il Regno della
Pazzia, la sola potenza che rende possibile la vita, volendo con ciò
significare la follia umana, rispetto alla saggezza divina. Altre opere:
Antibarbari; Adagia (1500); Enchiridion militis christiani (1504);
De copia verborum et rerum (1512); De ratione studii (1515);
Institutio principis christiani (1512); Adnotationes (1517);
Paraphrases (1517-24); Colloquia familiaria (1522); Spongia
adversus aspergines Hutteni (1523), in risposta all'Expostulatio cum
Erasmo di U. von Hutten; De libero arbitrio (1524, contro la dottrina
di Lutero); Hyperaspistes adversus servum arbitrium Lutheri (1525); De
sarcienda Ecclesiae concordia (1533). Inoltre curò le edizioni del
Nuovo Testamento, le opere di san Gerolamo e di altri padri della Chiesa
(Rotterdam 1469 circa - Basilea 1536).
Vives, Juan Luis.
Umanista, teologo e pedagogista spagnolo. Nato
in Spagna, si trasferì giovanissimo a Bruges, completando gli studi a
Parigi e a Lovanio, dove conobbe Erasmo da Rotterdam. Docente a Lovanio, nel
1523 fu chiamato a Oxford dove insegnò sino al 1529, quando fu espulso
dall'Inghilterra per aver preso posizione in favore della regina Caterina contro
Enrico VIII. Si stabilì a Bruges dove morì non ancora
cinquantenne. Egli riassume in sé i caratteri generali della cultura del
suo tempo, con la sua passione umanistica e le sue tendenze riformatrici in
campo religioso. Diede il meglio di sé nel campo della psicologia e della
pedagogia, aprendo la strada allo studio dei fatti di coscienza, considerandoli
come fatti naturali e perciò soggetti all'indagine sperimentale,
indipendentemente da concezioni e considerazioni metafisiche e religiose
sull'anima. Costruì la sua filosofia dell'educazione su basi psicologiche
e alla sua pedagogia attinsero largamente i Gesuiti. Espose le sue concezioni
pedagogiche nel trattato De ratione studii puerilis (1523), e soprattutto
nel De disciplinis (1531), composto di tre parti, ove afferma la
necessità di rinnovare profondamente l'insegnamento, sia nei programmi,
sia soprattutto nel metodo didattico, basandolo sulla conoscenza della
personalità dell'alunno e sul rispetto delle singole
individualità. Tra le altre sue opere principali: De anima et vita
(1538); De institutione foeminae christianae, scritto in difesa della
cultura e dell'istruzione femminile (Valencia 1492 - Bruges 1540).


-^
Riforma. Relativamente alla storia del Cristianesimo, complesso di aspirazioni
ideali, proposizioni teoriche e atteggiamenti pratici miranti a un rinnovamento
della Chiesa, che risultano attestati già a partire dal Medioevo, sia
all'interno di movimenti spontanei dei fedeli, sia in provvedimenti delle stesse
autorità ecclesiali. ║ Per
antonomasia, la grande crisi religiosa, culturale e politica che, durante il XVI
sec., comportò il più grande e complesso scisma della
cristianità, la costituzione di Chiese indipendenti da quella di Roma e
la nascita di numerosi gruppi e sette. Secondo questa accezione, il vocabolo e
la locuzione omologa R. protestante possono essere riferiti a tutte le
differenti realtà religiose che si strutturarono nel Cinquecento in
Europa ed entrarono nell'uso corrente a partire dal Settecento, quando le
profonde disparità, sia storiche, sia teologiche, sia organizzative tra
Luteranesimo, Calvinismo, Anglicanesimo, ecc., si attenuarono o furono comunque
percepite con minore intensità. Infatti, originariamente, si definirono
riformati i soli seguaci di Calvino, per differenziarli dai luterani che
venivano detti protestanti (V.
PROTESTANTESIMO). Attualmente, invece, la
critica ritiene legittimo sottolineare, con un'unica definizione, l'intrinseca
unità del fenomeno, che consiste in primo luogo nella condivisa
aspirazione al rinnovamento ecclesiale, nella coscienza della sua
necessità e improrogabilità. La predicazione dei maggiori
riformatori (Lutero, Zwingli, Calvino) partì proprio dal riconoscimento
di questo patrimonio già radicato tra i fedeli: del resto, fu il
sentimento diffuso tra il laicato che, al di là delle dispute teologiche,
perseguì l'unità e la collaborazione tra i rami della R. e
il mantenimento di un fronte comune contro la reazione cattolica. La maggiore
innovazione della R. fu sul piano religioso e morale, ma l'analisi
storica ha indicato anche altre aspetti di tipo culturale, tra cui: una positiva
valorizzazione del lavoro, del matrimonio e della famiglia, visti non come
necessità ma come vocazione; l'impulso fornito all'uso delle lingue
nazionali, alla creazione di scuole e alla diffusione della stampa, come
conseguenza della centralità della lettura personale della Bibbia; lo
sviluppo della musica sacra, in quanto parte integrante del rito evangelico, e
l'opposta inibizione delle arti figurative, a causa dell'orientamento
iconoclasta tanto del Luteranesimo quanto del Calvinismo; l'elaborazione di
concetti politici moderni (anche se applicati integralmente solo molto
più tardi) quali l'autonomia reciproca di Stato e Chiesa e il diritto di
resistenza contro sovrani ostili (benché ammesso solo contro la tirannia
spirituale e non contro il sopruso fisico o economico). • St. delle rel. -
Antecedenti della R.: durante il Medioevo, anche internamente alla
Chiesa, ebbero una certa diffusione dottrine di tipo escatologico, apocalittico
e profetico nonostante, già nei secc. III-IV, questi caratteri
propri alla prima fede cristiana fossero stati superati con la progressiva
gerarchizzazione della struttura ecclesiastica e la definizione del canone
scritturale ufficiale. Col volgere del tempo, mentre la tensione escatologica e
apocalittica diventò appannaggio esclusivo di sette e di movimenti
ereticali, la predicazione a carattere profetico e l'aspirazione a una
reformatio della Chiesa furono accolte e interiorizzate dall'istituzione
stessa. La denuncia dei mali attuali della Chiesa (immoralità delle
gerarchie, corruzione, lusso sfrenato, inadeguatezza della dottrina,
aridità del diritto canonico, trascuratezza nella cura delle anime),
tuttavia, non implicò né per Gioacchino da Fiore, né per i
suoi epigoni la proposta di un ideale di Chiesa mai realizzato e collocato nel
futuro, ma piuttosto quella di un necessario ritorno alle origini, alla purezza
evangelica delle prime comunità cristiane e dell'età apostolica.
Il concetto medioevale di r., peraltro schiettamente dottrinale e
teologico, si accordò senza forzature con le istanze più minute e
concrete di molti fedeli, i quali immaginavano il rinnovamento della Chiesa come
la cessazione degli abusi, delle soperchierie e della corruzione da parte del
suo clero. Anche i vari concili che si occuparono della cosiddetta reformatio
in capite et in membris si limitarono a interventi di scarso respiro,
emanando richiami al clero; del resto, su questa linea di contenimento degli
abusi e di moralizzazione della vita pubblica degli ecclesiastici si era
già mossa la cosiddetta r. gregoriana
(V. GREGORIO,
Gregorio VII) e quella dei vari ordini monastici e mendicanti. I movimenti
ereticali dei secc. XII-XIII (catari, valdesi, ecc.) possono dunque essere
interpretati anche come esito dell'insoddisfazione di una parte dei fedeli, i
più poveri e disperati, per l'opera riformatrice interna alla Chiesa: in
quest'ottica devono essere lette, ad esempio, le vicende di J. Wycliffe e dei
lollardi in Inghilterra o di J. Hus e dei taboriti in Boemia.
Tutte queste esperienze, pur se con differenze sul piano delle dottrine
eterodosse, condivisero l'opposizione al monopolio dell'autorità
spirituale da parte della gerarchia e il rigetto del potere assoluto del papa.
Sia Wycliffe sia Hus, infatti, avevano identificato la Chiesa non con il clero
ma con tutti i cristiani, religiosi e laici, e ritennero spettasse a questi
ultimi il compito di eliminare la corruzione dal corpo ecclesiale. Il potenziale
innovativo di queste idee fu incrementato dall'evento dello Scisma d'Occidente,
durato dal 1378 al 1417: in questi decenni il popolo cristiano si trovò
diviso e conteso tra differenti obbedienze papali, mentre due o persino tre
pontefici rivali si scambiavano reciproche scomuniche, inducendo nei fedeli una
profonda sfiducia e un grave disorientamento rispetto alla reale autorità
del capo della Chiesa. L'azione di due concili, quelli di Costanza (1414-18) e
di Basilea (1431-49), riuscì a riportare univocità nella
successione al soglio pontificio, ma fu ancora una volta insufficiente ad
avviare una r. ecclesiale efficace. Lo stesso conciliarismo infatti, che
aveva significato il primo grande dibattito contro l'assolutismo spirituale del
Papato, fu escluso dalla prassi politica, per quanto continuasse a esercitare
una importante suggestione culturale ancora per un secolo. Al principio del XVI
sec., i mali della Chiesa erano evidenti agli occhi di tutti: impreparazione
teologica e spirituale del clero; disobbedienza ai voti di celibato e
castità; non residenza di preti e vescovi nelle rispettive parrocchie e
diocesi, con la conseguente decadenza del culto, delle cure spirituali,
dell'amministrazione dei sacramenti e dell'educazione religiosa dei fedeli;
corruzione morale di monasteri e conventi; strapotere della curia romana, le cui
dimensioni e necessità economiche comportavano, oltre all'afflusso
massiccio in Roma di decime, annate, oboli di varia natura, la pratica
scandalosa della vendita di indulgenze o addirittura episodi di simonia. La
necessità di un risanamento era, dunque, urgente. La via medioevale alla
r. di tipo teocratico e monastico si protrasse nell'attività
più tarda del cardinale spagnolo Ximenes ed è riconoscibile ancora
nei lavori della commissione preparatoria del Concilio di Trento, voluta da
Paolo III, Concilium de emendanda ecclesia
(V. CONTRORIFORMA);
tuttavia, durante il Cinquecento, altri cristiani seguirono la strada di una
rottura radicale col passato e della rifondazione della cristianità sul
modello dei tempi apostolici. ║ La R. di
Lutero: benché lo svolgersi degli eventi collegati al movimento della
R. sia stato influenzato senza dubbio da una serie di fattori storici (il
sorgere del capitalismo in Europa, la lotta degli Stati nazionali contro il
potere universalistico di Papato e Impero, la fioritura culturale del
Rinascimento, ecc.), l'esperienza originaria di M. Lutero si configurò
come prettamente intima, spirituale ed ecclesiale. È significativo, da
questo punto di vista, che la R. si sia diffusa inizialmente in una zona
della Germania, la Sassonia, relativamente immune dal complesso di fatti sopra
elencati e sia stata concepita da una personalità per tanti versi ancora
strettamente legata, concettualmente e spiritualmente, al Medioevo. Lutero
giudicò inadeguata la teologia cattolica rispetto alla percezione che
egli aveva di sé in quanto peccatore e della propria impotenza a giungere
con le sue sole forze al vero amore per Dio. Egli si dedicò dunque alla
ricerca di un percorso soteriologico che rispondesse in modo soddisfacente ai
suoi dubbi, elaborando il sistema teologico che fu poi quello luterano. Tuttavia
quella che sarebbe potuta rimanere un'esperienza teologica e spirituale a
carattere squisitamente personale, non nuova ma comune o simile a quella di
molti e forse compatibile, almeno al principio, con la reformatio ecclesiae
di tradizione medioevale, trovò spazio in un contesto che ne
esaltò il potenziale dirompente sia in ordine alle tematiche strettamente
ecclesiali sia in ordine al nascente sentimento nazionale tedesco. L'occasione
per una prima esposizione pubblica delle riflessioni luterane (fino a quel
momento concentrate sul problema della salvezza dell'anima personale) fu offerta
dalla predicazione del domenicano J. Tetzel, a sostegno della grande indulgenza
accordata da papa Leone X per la costruzione della basilica di San Pietro a
Roma: la raccolta delle offerte era stata appaltata all'arcivescovo di Magonza,
uno dei più gretti rappresentanti della prassi di abusi e di
compravendita di cariche religiose. Stimolato da questi eventi, Lutero il 31
ottobre 1517 affisse sulla porta della chiesa di Wittenberg una lettera
contenente le sue 95 tesi contro la pratica delle indulgenze, affrontando
contestualmente i problemi teologici del peccato, della penitenza e della
Grazia. In breve la polemica si estese tanto all'ambito teologico quanto a
quello disciplinare e del diritto canonico e la rottura con la Chiesa di Roma si
consumò rapidamente in ordine al disconoscimento da parte di Lutero
dell'autorità papale, cui egli contrappose quella delle sole Scritture.
Negli anni seguenti, intorno al riformatore si creò un clima favorevole:
il popolo ne aveva fatto il proprio campione, identificandosi con la denuncia
dei soprusi e dell'avidità economica degli ecclesiastici, gli ambienti di
maggiore sensibilità religiosa ne condividevano le istanze riformatrici,
i principi e la nobiltà ne cavalcavano le conseguenze nazionalistiche
(indipendenza da Roma, soppressione degli ordini monastici, liquidazione dei
beni mobili e immobili della Chiesa, ecc.). Quando nel 1520, dopo che Lutero
ebbe pubblicato anche altri scritti, fu diffusa la bolla papale Exsurge
Domine in cui si dichiaravano eretiche 41 proposizioni della dottrina
luterana, la reazione tanto della piazza quanto dei notabili fu di sostegno al
monaco agostiniano. Per questa ragione l'imperatore Carlo V, preoccupato di
mantenere l'unità della Chiesa e la pace religiosa e sociale nel suo
vasto Impero, non perseguì immediatamente Lutero, ma lo convocò
nel 1521 alla Dieta (il Parlamento imperiale) di Worms: qui tuttavia egli
rifiutò di ritrattare e si impegnò a riconoscere un suo eventuale
errore solo se gli fosse stato dimostrato sulla base delle Scritture. Grazie
alla protezione dell'elettore di Sassonia, Federico il Savio, Lutero
sfuggì all'arresto e riparò nel castello della Wartburg, dove fu
costretto a rimanere per un certo periodo, durante il quale attese alla
traduzione in tedesco della Bibbia. Furono gli anni decisivi del radicamento e
della spontanea espansione del movimento riformatore: alcuni sacerdoti
cominciarono a celebrare la Messa in tedesco e senza paramenti, eliminando le
immagini sacre; gli agostiniani sciolsero il proprio Ordine e molti membri del
clero regolare e secolare si sposarono. In diverse città (Norimberga,
Ulma, Augusta) si costituirono gruppi luterani che inviarono predicatori in
tutta la Germania. Alla diffusione della R. contribuì in modo
significativo anche la stampa: la traduzione della Bibbia fu venduta ovunque,
parallelamente ad altri scritti di Lutero. Il fermento religioso, tuttavia, fu
presto accompagnato da quello sociale: le idee egualitarie in campo religioso
(sacerdozio universale, accesso diretto alla Bibbia per tutti i fedeli, ecc.)
diedero giustificazione a rivendicazioni di tipo politico, economico o di
emancipazione sociale. Tra il 1521 e il 1522 si era costituito un movimento di
membri della nobiltà minuta (detto dei «cavalieri»), che
sostenevano la R. per i suoi risvolti nazionalistici e nella speranza di
trarre vantaggio dall'espropriazione del patrimonio della Chiesa; nei pressi di
Wittenberg, invece, i principali sostenitori della R. si erano collegati
al movimento degli anabattisti, predicando la necessità di un secondo
Battesimo e la comunione dei beni. Questi episodi di estremismo furono
sconfessati con durezza da Lutero, che inaugurò un'intransigenza di
matrice riformata, a tutela di una nuova, anche se non ancora sistematizzata,
ortodossia. Nel 1524, gruppi di anabattisti guidati da T. Müntzer diedero
inizio a un movimento rurale di rivolta contro i possidenti e il potere
costituito, ritenendo che alla r. religiosa dovesse corrispondere la
realizzazione di una società egualitaria e la messa in comune dei beni.
Il movimento, noto come «guerra dei contadini», ebbe il suo epicentro
nella Germania sud-occidentale e fu represso nel sangue nel 1525 con
l'approvazione dello stesso Lutero: questo fatto frenò l'avanzata della
R. nelle campagne, rendendola dipendente dalla nobiltà e dalle
masse cittadine. Nei medesimi anni si consumò anche la rottura tra
R. e umanisti: uniti dalla comune polemica contro la teologia
aristotelico-scolastica, dal recupero della filosofia platonica e del pensiero
paolino e agostiniano, dal desiderio di risalire ai testi originali del Nuovo e
dell'antico Testamento, R. e Umanesimo polemizzarono invece sulla
questione del servo o del libero arbitrio, e sulla
possibilità per l'uomo di accedere alla salvezza solo mediante la fede o
anche mediante il proprio libero volere e agire. Il celebre trattato di Erasmo
da Rotterdam De libero arbitrio (1524), risposta al luterano De servo
arbitrio, sancì la spaccatura tra le rispettive scuole di pensiero.
Ciò nonostante la R. andò espandendosi: in Germania, oltre
alla Sassonia, aderirono alla nuova confessione le città di Strasburgo,
Norimberga, Magdeburgo, nonché Assia e Prussia. Poiché i vescovi
erano per lo più rimasti cattolici, in queste regioni la R. si
organizzò intorno ai principi, quali vescovi d'emergenza. Questi ultimi
si occupavano della direzione e dell'amministrazione della Chiesa, mentre i
pastori si dedicavano alla predicazione della Parola di Dio: in tal modo
diventò essenziale l'alleanza tra i riformatori e il potere politico,
colonna portante della R. insieme ai magistrati cittadini, ai pastori e
alle facoltà universitarie di Teologia in cui venivano formati i nuovi
predicatori e da cui si diffondeva la nuova dottrina. Pur essendo ormai evidente
che l'adesione alla R. dei principi tedeschi era dovuta in primo luogo al
desiderio di affrancarsi, per suo mezzo, dal potere imperiale, Carlo V non
poté intervenire in forze contro di essi, essendo già impegnato su
più fronti militari, di modo che tanto la confessione riformata quanto il
nuovo ordine politico ebbero tempo e modo di porre salde radici. La Dieta di
Spira, convocata nel 1529 per discutere della questione religiosa, fu
l'occasione della formale protesta della propria fede (donde il nome
protestanti) che i principi luterani (ancora in minoranza, rappresentando
solo 14 città e 5 principati) opposero all'ingiunzione imperiale di
conformarsi al credo romano. Carlo V riconvocò la Dieta per l'anno
seguente ad Augusta, accettando di ascoltare le ragioni dei riformati; Lutero
affidò a Melantone il compito di redigere la professione di fede che
sarebbe stata resa pubblica durante la Dieta e nota, appunto, come Confessio
augustana (V.
AUGUSTA). Tuttavia l'imperatore non accettò
le proposizioni in essa contenute e intimò la sottomissione: l'aperta
resistenza dei principi si organizzò dunque nella Lega di Smalcalda
(1531). In una sorta di sospensione tra i due schieramenti e mentre la
controversia sulla legittimità della R. veniva spesso ridotta a
mera contesa sul possesso dei beni ecclesiastici, i protestanti riuscirono a
estendere la loro influenza sia verso la Germania meridionale sia verso Nord,
oltre i confini tedeschi. In Danimarca, nel 1533 lo stesso re Cristiano III
aderì alla nuova confessione, che venne organizzata in Chiesa da un
discepolo dello stesso Lutero, J. Bugenhagen: anche in Norvegia e Islanda
sorsero Chiese nazionali riformate. In Svezia, già dal 1527 il re Gustava
Vasa aveva istituito una Chiesa autonoma e nazionale, che tuttavia conservava
molti caratteri cattolici, tra cui la successione apostolica delle ordinazioni
episcopali. I due fratelli Laurentius e Olaus Petri avviarono la
protestantizzazione di Svezia e Finlandia. Le Chiese nordiche, tuttavia,
mantennero in generale elementi della pietà e della liturgia cattolica
accanto a una struttura teologica pienamente luterana. Nonostante la consistente
espansione, la R. protestante mantenne una notevole coesione interna
rispetto alle questioni principali, cui fece eccezione la sola vicenda degli
anabattisti: questi ultimi, che avevano fatto della città di Münster
la propria piazzaforte, ne furono poi scacciati in un bagno di sangue dal
vescovo titolare del municipio, con l'accordo sostanziale dello stesso Lutero.
La R., infatti, non tollerava la lotta al potere costituito, che era del
resto il suo principale e indispensabile alleato contro la Chiesa di Roma,
ammettendo come lecita solo la rivolta a una tirannia spirituale, che impedisse
la vera fede. Gli anni Quaranta del XVI sec., tuttavia, segnarono la ripresa del
fronte cattolico: Carlo V organizzò un'offensiva a partire dalle regioni
cattoliche di Austria e Baviera e sconfisse la Lega di Smalcalda a Mühlberg
(1547). In seguito a ciò l'imperatore, intimando la sottomissione dei
principi protestanti, propose loro la formula compromissoria del cosiddetto
interim di Augusta, in cui, purché venisse accettata
l'autorità suprema del papa, si facevano alla R. numerose
concessioni di natura dottrinale e disciplinare (giustificazione per la fede,
matrimonio dei preti, comunione con le due specie per i laici). L'interim
fu rifiutato dal popolo tedesco e, con la Pace di Augusta del 1555, si
giunse all'unica soluzione allora possibile, cioè al principio
territoriale del cuius regio, eius religio, secondo cui ogni
regione avrebbe assunto la confessione del proprio principe, fatti salvi i
territori ecclesiastici (che sarebbero comunque rimasti cattolici) e le
città, in cui era ammessa la coesistenza delle fedi.
║ Da un punto di vista dottrinale e
teologico l'innovazione luterana prese spunto dalla polemica contro la filosofia
scolastica e tomista e considerò come unica fonte autorevole il Nuovo
Testamento. La crisi di fiducia nei confronti dell'elaborazione teologica a lui
precedente condusse Lutero non solo alla critica dei singoli problemi, ma alla
sconfessione del Cattolicesimo nel suo complesso. Al di là delle
divergenze dottrinali, infatti, ciò che realmente impedì una
composizione dello scisma fu la radicale opposizione della valutazione data
dalla Chiesa e da Lutero su Dio e sull'uomo: il riformatore, infatti,
incrementò da una parte il sentimento della santità di Dio e
dall'altra il pessimismo in merito alla natura morale dell'uomo. La fede
luterana si configurò in primo luogo come una ricerca teologica della
salvezza personale, che si declinava in due punti fondamentali: la persistenza
del peccato nell'uomo, anche dopo il Battesimo e nonostante la frequenza ai
sacramenti, e la giustificazione gratuita del peccatore da parte di Dio, per la
fede nei meriti del Cristo e senza necessità di opere buone. Queste
ultime, infatti, erano sì raccomandate ma come semplice esigenza morale,
non come strumento di ascesi interiore e di redenzione: il peccatore, per
Lutero, non può in alcun modo essere trasformato in giusto. Secondo
questa visione, detta della giustificazione sola fide (per la sola fede),
non è possibile acquistare meriti, la concessione delle indulgenze
è vana e gli stessi sacramenti sono da considerarsi solo come un
conforto, dei semplici segni. Dal momento che la natura peccaminosa dell'uomo
è irredimibile dalle sue forze naturali e che l'unica azione efficace in
questo senso è quella divina, Lutero elaborò la cosiddetta
teologia della croce, per la quale la crocifissione e morte di Cristo
è causa esclusiva della salvezza personale, rifiutando la dottrina
cattolica della Grazia santificante e del libero concorso dell'uomo, mediante la
propria condotta di vita, alla propria redenzione. Ne discese anche una
negazione, da parte di Lutero, della concezione che la stessa Chiesa aveva di
sé: se il destino di ogni singolo uomo è stabilito unicamente
dalla volontà divina (V. anche
PREDESTINAZIONE e
PREDESTINAZIONISMO), il corpo ecclesiale non
può più essere considerato come tramite di salvezza e grazia per
tutti gli uomini, ma come comunità dei predestinati. Cadeva dunque non
solo il primato papale, reso inutile dalla suprema autorità delle
Scritture, ma anche la gerarchia episcopale e la funzione primaria dell'Ordine,
cioè la celebrazione della Messa. Ad essa fu tolta la sezione del canone,
mentre la comunione veniva distribuita a tutti, come segno del sacerdozio
universale dei fedeli, sotto le due specie del pane e del vino. Furono soppresse
la confessione auricolare, le pratiche penitenziali (digiuni, astinenza dalle
carni, ecc.), l'autorità del clero e tutti gli ordini monastici o
sacerdotali: infatti, in base alla dottrina del sacerdozio universale, l'intero
popolo dei battezzati fu investito della dignità di accostarsi alla
Parola di Dio, assistito in ciò dallo Spirito Santo, senza la necessaria
intermediazione del clero. Tuttavia il libero esame delle Scritture non
presupponeva affatto la libera critica o un'interpretazione soggettiva delle
stesse in senso moderno: la Bibbia è infatti chiara e univoca, autentica
testimonianza dello Spirito che non consente doppiezza. Lutero, infatti,
benché percepisse la sua come una predicazione profetica, aderiva alla
concezione della reformatio ecclesiale come ritorno alle origini, e con
la sua opera non si proponeva di aggiungere nulla al patrimonio della
Rivelazione, ma piuttosto di concorrere alla rimozione di tutti gli elementi
fuorvianti con i quali, nei secoli, la teologia e la tradizione della Chiesa
avevano soffocato la vera dottrina. È chiaro dunque il motivo per cui
furono mantenuti come validi tra i dogmi solo quelli trinitari e cristologici, e
disconosciuti quelli elaborati in seguito dai concili e dai papi, e tra i
sacramenti solo Battesimo ed Eucarestia, in quanto istituiti dallo stesso
Gesù. ║ La R. di Zwingli: una
Chiesa riformata era sorta a Zurigo quasi contemporaneamente ai primi fatti
della rivoluzione luterana. La predicazione del sacerdote e teologo H. Zwingli
cominciò nel 1519 nei Cantoni della Svizzera tedesca, risultando
influenzata dalla cultura umanista, assai vivace in quelle zone, e dallo spirito
della borghesia cittadina. L'assenza di principati e la struttura cantonale
resero il rapporto coi ceti medi e imprenditoriali più importante che in
Germania per la diffusione della dottrina. Benché la predicazione
zwingliana fosse per molti versi assai più radicale di quella luterana
(prevedendo ad esempio la sostituzione della Messa con un rito privo di liturgia
e incentrato solo sulla Parola, la riduzione del numero dei sacramenti e la loro
svalutazione a puro atto simbolico) e la sua influenza sulla vita morale e
materiale della società assai diretta, tuttavia la sua condanna da parte
di Roma fu più lenta, in parte, forse, per i legami dello Stato
pontificio con le truppe mercenarie dei Cantoni svizzeri. In breve, una parte
della Svizzera, con le grandi città di Berna e Basilea, seguì
Zwingli, mentre i Cantoni alpini rimasero di fede papale: questi ultimi
costituirono anche, nel 1524, una lega cattolica, appoggiata dall'Austria, per
resistere alla diffusione della R. con mezzi militari. Zwingli
diede vita a un'omologa lega riformata, cercando il sostegno dei luterani
tedeschi, ma le discordie dottrinali che già erano intervenute tra i due
riformatori non consentirono una vera alleanza. La cosiddetta disputa di
Marburgo (1529) aveva infatti ratificato come insanabile il dissenso
sull'Eucarestia, se cioè la presenza nelle due specie eucaristiche del
corpo e del sangue di Cristo fosse reale o simbolica. Ne conseguì, nella
Dieta di Augusta del 1530, un inedito fronte comune di luterani e cattolici
contro l'ammissione della confessione di fede preparata da Zwingli: Ratio
fidei. Più esposto, a causa della sua radicalità, alla
suggestione anabattista, tuttavia il riformatore di Zurigo ne contrastò
con decisione il risvolto rivoluzionario e la predicazione sociale che
giudicò sovversiva. La battaglia di Kappel (1531), in cui Zwingli perse
la vita, arrestò la diffusione del movimento che più tardi
confluì nel Calvinismo (1547, Consensus tigurinus).
║ Lo scisma anglicano: la R.
inglese non sortì una Chiesa protestante in senso proprio, ma
un'istituzione compromissoria fra il Cattolicesimo ed elementi protestanti di
diversa origine, in larga misura calvinisti. Pur non mancando in Inghilterra una
tradizione antipapale e anticlericale e il precedente di correnti riformatrici
(si pensi al già citato J. Wycliffe e ai lollardi), la predicazione
luterana non aveva suscitato eco particolare, anche per la convinta opposizione
di Enrico VIII. Quando tuttavia insorse il problema del divorzio del re da
Caterina d'Aragona - negato dal papa -, il distacco dalla Chiesa di Roma fu
accolto dai fedeli inglesi senza particolari resistenze. Già nel 1534
venne promulgato l'Atto di supremazia, in base al quale il re, coadiuvato
dal primate arcivescovo di Canterbury, diveniva capo supremo della Chiesa
d'Inghilterra, sottratta alla giurisdizione del vescovo di Roma. Non seguirono
tuttavia altre riforme significative, se si escludono l'introduzione della
Bibbia in inglese e la soppressione dei monasteri; il re infatti difese
l'ordinamento dogmatico e disciplinare di tradizione cattolica, mantenendo la
gerarchia episcopale, i sacramenti, la fede nella transustanziazione, il
celibato dei preti, la comunione sotto una sola specie per i laici. Con
l'Atto dei sei articoli (1539) fu decretata la persecuzione tanto contro
i cattolici rimasti fedeli al papa (concentrati nella diocesi di York), quanto
contro i protestanti, considerati eretici. Quando salì al trono Edoardo
VI, si moltiplicarono i tentativi di penetrazione della R. europea,
soprattutto di matrice calvinista: nel 1549, infatti, fu promulgato e reso
obbligatorio il Book of Common Prayer, seguito nel 1552 da una seconda
edizione e nel 1553 da una professione di fede detta dei 42 articoli, di
chiara ispirazione ginevrina. Dopo la breve parentesi di reazione cattolica
verificatasi con il Regno di Maria Tudor (1553-58), seguì la
restaurazione della Chiesa anglicana sotto Elisabetta (1558-1603): la regina fu
dichiarata capo supremo della Chiesa, ma senza autorità in materia
dottrinale; furono conservate la struttura episcopale e la liturgia cattolica,
mentre i 42 articoli vennero emendati a 39, per ridurre le proposizioni
calviniste implicite. Accanto alla Chiesa nazionale si formarono correnti
protestanti più radicali (presbiteriani, puritani, battisti) che in
Inghilterra rimasero comunque minoritarie. ║
La R. di Calvino: la critica storiografica della R. indica spesso
il Calvinismo come un momento di ripresa di tale movimento religioso, di cui
incarnerebbe la dimensione latina e umanistica a fronte di quella germanica e
medioevale luterana. G. Calvino, unico laico tra i maggiori riformatori,
stabilì a Ginevra, tra il 1541 (anno del Catechismus genevensis) e
il 1564, il laboratorio dottrinale e politico della sua attività, che
trovò poi fertile terreno anche nella vicina Francia. Divenuto capo
morale e politico della città, ne fece una vera e propria teocrazia: in
essa però non si stabilì la subordinazione del potere civile a
quello ecclesiastico, bensì una piena convergenza e sovrapposizione
dell'autorità politica e di quella religiosa. L'etica dell'ascesi
interiore e intramondana, che già nella R. luterana aveva
sostituito il modello monastico medioevale di fuga dal mondo, favorì nel
Calvinismo una visione altamente positiva delle attività umane, della
vocazione di ciascuno ad esercitare una professione valida e proficua. Pur
dipendendo largamente dalla riflessione di Lutero, infatti, Calvino ne
accentuò in modo caratteristico il lato etico e attivistico; egli
condivideva la concezione pessimistica della natura umana, ma mentre Lutero ne
aveva tratto un atteggiamento di sfiducia e rinuncia rispetto alla vita
socio-politica, Calvino vi scorse un invito pressante all'azione per gli eletti
di Dio, chiamati non solo a proclamare la sovranità di Dio sul mondo, ma
anche a realizzarla per mezzo del proprio lavoro. La Chiesa non poteva essere
per Calvino, come per i cattolici, il luogo di intermediazione tra Dio e l'uomo,
ma nemmeno poteva ridursi alla mistica comunità dei predestinati
concepita da Lutero: per il teologo ginevrino essa raccoglieva tutti coloro che,
con la propria confessione di fede, con la condotta di vita e con la
partecipazione ai simboli sacramentali onoravano il medesimo Dio in Cristo. Gli
eletti, i fedeli, predestinati alla salvezza dalla libera volontà di Dio,
sono chiamati perciò a vivere esemplarmente e a compiere le opere buone
non al fine di acquisire merito agli occhi di Dio, del resto inutile al fine
della salvezza personale, ma per rendere gloria a Dio stesso con il proprio
lavoro. Giustamente, da questo punto di vista, si è voluto considerare
l'etica calvinista come una delle componenti lo spirito e la cultura del
nascente capitalismo e non a caso, come già per Zwingli, tale dottrina
era nata e si era sviluppata nell'ambiente della ricca borghesia cittadina. A
Ginevra cominciarono a convergere da tutta Europa i calvinisti e i riformati
perseguitati e lì molti giovani si formarono al pastorato presso
l'Accademia voluta da Calvino. Non mancò tuttavia, nel Governo
politico-religioso del riformatore ginevrino, un accento di grande durezza e
intolleranza teologica, al punto che molte pubblicazioni considerate eretiche
furono messe al bando e fu comminata anche la pena del rogo, come nel caso
dell'antitrinitario M. Serveto. Dalla Svizzera, il Calvinismo si diffuse alla
vicina Francia dove, invece, la R. luterana non era riuscita a penetrare.
Gli ugonotti (dal tedesco Eidgenossen: confederati), anche grazie
all'adesione di una parte della nobiltà, raggiunsero un numero abbastanza
consistente, tanto da riuscire a celebrare a Parigi, nel 1559, il loro primo
sinodo nazionale in cui fu approvata una confessione di fede (Confessio fidei
gallicana) redatta dallo stesso Calvino. La vicenda degli ugonotti,
tuttavia, fu drammatica: prima di ottenere libertà di culto e garanzie
adeguate con l'Editto di Nantes del 1598, essi soffrirono gravi massacri (Notte
di san Bartolomeo, 23 luglio 1572) e ben otto guerre di religione, ma rimasero
comunque una minoranza religiosa in un Paese cattolico. Il successo della
R. di Calvino fu assai più radicale in Scozia, dove nel 1560 J.
Knox promulgò la Confessio scotica, in base alla quale fu
istituita una Chiesa nazionale teologicamente calvinista e disciplinarmente
presbiteriana (V.
PRESBITERIANO e
PRESBITERIANESIMO). Le regioni olandesi dei Paesi
Bassi, infine, abbracciarono la R. contestualmente alla lotta per
l'indipendenza dalla cattolica Spagna, mentre comunità, seppur
minoritarie, si costituirono nella valle del Reno, in Ungheria e in Polonia; in
Italia, il movimento ereticale di tradizione medioevale dei Valdesi si
trasformò nel senso di una forte influenza calvinista.
║ La R. in Italia: la diffusione in
Italia della R. ebbe modalità ed esiti anomali, essendo la
penisola sede del Papato e della Curia e centro della cultura umanista. Dalle
testimonianze in nostro possesso, costituite soprattutto da atti dei processi
dell'Inquisizione e da dichiarazioni di esuli, risulta che l'adesione alla
R., nei suoi diversi aspetti, fu in sostanza una somma di casi singoli,
più o meno frequenti in base ai luoghi e ai periodi, ma non assunse mai,
ad esclusione dei già citati valdesi, carattere comunitario e scismatico.
A questo proposito è necessario ricordare come il numero dei riformati
italiani sia stato dissimulato da due fenomeni, come l'emigrazione in Paesi
protestanti e il cosiddetto Nicodemismo: secondo la denuncia fattane
dallo stesso Calvino, esso consisteva nell'atteggiamento di chi, per evitare i
rischi di un'aperta abiura del Cattolicesimo, continuava a praticarne i riti
dando però ad essi un valore e un significato diverso e contrastante con
quello ufficiale. Le opere dei riformatori circolarono comunque in Italia, tutte
e tempestivamente, in particolare lungo le principali direttrici del commercio
nel settentrione. Il Veneto rappresentò uno dei maggiori centri di
diffusione della R.: nel 1532, ad esempio, vi fu preparata la traduzione
italiana della Bibbia di A. Brucioli e nel 1546 F. Negri compose la Tragedia
del libero arbitrio. Altri centri importanti furono Napoli, dove
operò il circolo di J. de Valdés e il predicatore B. Ochino, e
Lucca. Tuttavia, i nomi più noti della R. italiana furono
costretti alla fuga e all'esilio, ma non di rado offrirono contributi di grande
valore alla R. europea, come nel caso dell'istriano Flacio Illirico che
fu tra i massimi animatori della resistenza tedesca all'interim di
Augusta e promotore della prima opera storiografica della R., le
Centurie di Magdeburgo. Gli esuli italiani si articolarono in gruppi
regionali (lucchese, calabrese, ecc.) o, più spesso, dottrinali: da
questi si sviluppò un nuovo sistema eterodosso, di tipo razionalista, che
proponeva un'interpretazione morale e razionale del Cristianesimo, dai risvolti
adogmatici e, soprattutto, antitrinitari. Gli esponenti di questa corrente, che
rifiutavano dunque di riconoscersi tanto nell'apparato dogmatico cattolico
quanto nella opposta ma omologa ortodossia riformata sia luterana sia
calvinista, furono ben presto perseguitati da tutte le confessioni cristiane.
Personaggi come Fausto e Lelio Socini (V.
SOCINIANESIMO), predicarono un deismo universale
(che avversava la divinità di Cristo, il valore espiatorio della
Crocifissione, la Trinità, ecc.) che, pur non essendo in senso stretto un
prodotto della teologia riformata, lo è stato da quello delle aspirazioni
di rinnovamento religioso. Del resto, fu proprio in questi ambiti marginali,
minoritari e perseguitati che maturò il frutto migliore dell'epoca della
R., quello della tolleranza confessionale e religiosa.
CRONOLOGIA DELLA RIFORMA PROTESTANTE
|
1517
|
Lutero affigge alla porta della cattedrale di Wittemberg le 95 tesi contro
lo scandalo delle indulgenze (31 ottobre)
|
1519
|
Zwingli, a Zurigo, riprende la polemica luterana contro le indulgenze e
introduce l'uso della lettura e della Bibbia sine
glossa
|
1520
|
Leone X emette la bolla Exsurge Domine, che indica come eretiche 41
delle 95 tesi di Lutero (15 giugno). Lutero pubblica i «grandi scritti
riformatori» (Alla nobiltà cristiana di nazione tedesca; De
captivitate babylonica Ecclesiae praeludium; Delibertate christiana) e
brucia i decreti papali (dicembre). Enrico VIII d'Inghilterra prende
pubblicamente posizione contro le tesi di Lutero
|
1521
|
La bolla papale Decet romanum ponteficem scomunica Lutero (gennaio).
Müntzer pubblica Il manifesto di Praga. Carlo V convoca la Dieta di
Worms, in cui Lutero rifiuta di ritrattare le sue proposizioni. Fatto segno del
bando imperiale e del mandato di arresto, viene nascosto dal principe Federico
di Sassonia nel suo castello di Wartburg (maggio). Melantone pubblica i Loci
communes rerum theologicarum.
|
1522
|
Lutero rientra a Wittenberg e pubblica la traduzione in tedesco del Nuovo
Testamento (settembre). A Zurigo il «piccolo consiglio» stabilisce che
i predicatori si basino per le omelie solo sulla Bibbia. Zwingli lascia il suo
incarico alla cattedrale di Zurigo e pubblica il primo scritto eterodosso
(dicembre).
|
1523
|
A Zurigo, per effetto della predicazione di Zwingli, le autorità
attuano una radicale riforma dei sacramenti. La Svezia istituisce la prima
Chiesa nazionale riformata.
|
1524
|
I cantoni alpini svizzeri costituiscono una lega cattolica per combattere i
riformati. Erasmo pubblica il De libero arbitrio, che segna la rottura
definitiva tra gli intellettuali umanisti e Lutero. Nella Germania
sud-occidentale ha inizio la «guerra dei contadini».
|
1525
|
A Zurigo Zwingli pubblica De Vera et falsa religione commentarius,
prima summa teologica dei riformati svizzeri. Lutero condanna duramente le
rivolte contadine sostenute dagli anabattisti di Müntzer. Battaglia di
Frankenhausen (15 maggio): disfatta e cattura di Thomas Müntzer e
repressione della rivolta. Lutero sposa Katharina von Bora (13 giugno). Alcune
città e principati tedeschi aderiscono alla Riforma.
|
1527
|
Gli anabattisti svizzero-tedeschi redigono i Sette articoli di
Schleitheim, confutati da Zwingli e Calvino.
|
1529
|
Lutero pubblica il Grande e il Piccolo catechismo. Alla Dieta
di Spira (19 aprile) i principi luterani, in minoranza, «protestano»
la loro fede contro l'imposizione di quella cattolica da parte di Carlo V:
dall'episodio prendono il nome di protestanti. Nella disputa di Marburgo,
Lutero e Zwingli non riescono a comporre il dissidio dottrinale
sull'Eucarestia.
|
1530
|
Alla Dieta di Augusta (giugno), Melantone presenta la Confessione di
Augusta, che viene respinta dai principi cattolici. I seguaci di Zwingli
sono detti «sacramentari».
|
1531
|
Costituzione della Lega di Smalcalda tra i principi e le città
protestanti (27 febbraio). Il Parlamento inglese riconosce Enrico VIII come capo
della Chiesa d'Inghilterra. Zwingli muore a Kappel in uno scontro armato
con truppe cattoliche.
|
1532
|
In Italia circola la prima traduzione in volgare della Bibbia, approntata
da A. Bracioli.
|
1533
|
Gli anabattisti pubblicano i 19 articoli di Münster, che confermano
l'opposizione con le posizioni dottrinali luterane. Calvino redige in
chiave potestante il discorso pronunciato dal rettore
dell'università di Parigi. Nasce la Chiesa riformata di
Danimarca
|
1534
|
Lutero pubblica la Bibbia interamente tradotta in tedesco. Il Parlamento
inglese vota l'Atto di supremazia, che sancisce
l'indipendenza della Chiesa inglese da Roma.
|
1534-35
|
Insurrezione e sconfitta degli anabattisti nella città di
Münster.
|
1536
|
Calvino pubblica a Basilea l'Instituto christianae religionis,
in cui viene accentuato il tema della predestinazione. Paolo III convoca un
Concilio a Mantova. Calvino si stabilisce a Ginevra e pubblica la Prima
confessione elvetica o di Basilea, summa delle proposizioni di fede
riformate. Norvegia e Islanda, in quanto territori danesi, e Finlandia
aderiscono alla Riforma.
|
1537
|
Lutero redige gliArticoli di Smalcalda.
|
1540
|
Viene istituita la Compagnia di Gesù (27 settembre).
|
1541
|
Nel colloquio di Ratisbona tra il cardinale Contarini e Melantone, le
posizioni cattoliche e luterane appaiono ormai inconciliabili. A Ginevra Calvino
pubblica le Ordonnances ecclésiastiques per la
città.
|
1542
|
Istituzione dell'Inquisizione romana. Il Concilio viene riconvocato a
Trento (22 maggio).
|
1545
|
Si apre il Concilio di Trento (13 dicembre).
|
1546
|
Lutero muore a Eisleben (18 febbraio). In Veneto viene diffusa
l'edizione della Tragedia del libero arbitrio, testo
filoprotestante.
|
1547
|
Sconfitta della Lega smalcaldina a Mühlberg da parte
dell'imperatore Carlo V.
|
1548
|
Carlo V propone, durante la Dieta, l'Interim di Augusta: si
tratta di un compromesso su alcune questioni teologiche e disciplinari, a favore
dei protestanti, in cambio di un loro riconoscimento dell'autorità
papale.
|
1549
|
Pubblicazione in Inghilterra del Prayer Book o Book of Common
Prayer, in volgare
|
1552
|
I padri conciliari offrono ai teologi protestanti tedeschi un salvacondotto
perché si rechino al Concilio di Trento.
|
1553
|
Pubblicazione dei Quarantadue articoli della Chiesa inglese, di
impostazione calvinista. A Ginevra Calvino fa bruciare sul rogo come eretico
l'antitrinitario Michele Serveto.
|
1555
|
La Pace di Augusta sancisce il principio territoriale del cuius regio,
eius religio, cioè l'obbligo per i sudditi di professare la
stessa religione del principe della regione.
|
1559
|
Gli ugonotti (cioè i calvinisti francesi) celebrano a Parigi il
primo sinodo nazionale.
|
1560
|
Con l'emanazione della Confessio scotica o Confession of
Faith viene istituita in Scozia una Chiesa nazionale riformata a struttura
presbiteriana.
|
1561
|
A Ginevra Calvino ratifica come leggi della città le già
diffuse Ordonnances ecclésiastiques, normativa della Chiesa
riformata cittadina.
|
1563
|
La Regina Elisabetta d'Inghilterra pubblica i Trentanove
articoli o Articoli di fede anglicana, in cui appare esplicitamente
l'influenza del Calvinismo. Si conclude il Concilio di trento (4
dicembre).
|
1564
|
Calvino muore a Ginevra (27 maggio).
|
1566
|
Viene pubblicata la Seconda confessione elvetica, summa delle
dottrine elaborate da Zwingli e da Calvino.
|


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Enciclopedia termini lemmi con iniziale
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Storia Antica dizionario lemmi
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Dizionario di Storia Moderna e Contemporanea
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Lemmi Storia Antica
Lemmi Storia Moderna e Contemporanea
Dizionario Egizio
Dizionario di storia antica e medievale
Prima
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Storia Antica e Medievale
Storia Moderna e Contemporanea
Storia Antica
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Dizionario di matematica iniziale:
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Dizionario faunistico
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df9
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